lunedì 11 febbraio 2008

Aritmetica e geometria nell'ARTE

Mentre preparavo l'esame di storia dell'arte ho pensato al rapporto tra arte e geometria......

Ecco quello che ho trovato.....

A volte la matematica e l'arte sembrano incontrarsi per caso. Atre volte invece si riconoscono nell'opera artistica svariate forme tra cui: quadrati, triangoli, coni, cilindri, sfere, proporzioni auree come elementi compositivi voluti espressamente dall'artista, consapevole di utilizzare un pezzo di matematica come parte essenziale della sua creazione.
Esempio:

Numeri innamorati di Giacomo Balla (1925),

in cui vengono raffigurati i primi termini della famosissima successione di Fibonacci che descrive le simmetrie della natura, Georges Seurat nel corso dei suoi studi sui colori e da lui chiamata "divisionismo",: il grazie al quale riconobbe che come lo spazio geometrico è costituito di punti immateriali e senza dimensione, così lo spazio pittorico si compone di punti colorati ai quali è possibile ridurre ogni figura.

Oggi abbiamo continuamente a che fare con puntillisti senza neppure accorgercene, perché le immagini degli schermi televisivi o informatici sono appunto composte di cosiddetti pixel colorati: più grande è il numero dei pixel usati, maggiore è la risoluzione dello schermo e delle relative immagini.

I puntillisti non erano invece interessati alla risoluzione, ma al suo esatto contrario: il loro obiettivo non era nascondere la natura atomica dello spazio visivo, ma esibirla.
Proprio negli stessi anni in cui gli artisti decostruivano le immagini pittoriche in punti colorati, i matematici e i fisici decostruivano le curve geometriche in funzioni sinusoidali e gli atomi materiali in particelle elementari.

In tutti i casi si trattò di una medesima riduzione della realtà a fenomeni ondulatori (ottici, trigonometrici o quantistici) rimasti fino ad allora nascosti: come disse Einstein, si era finalmente "sollevato un lembo del grande velo" che cela la dinamica essenza del divenire dietro la statica apparenza dell'essere.
Pensando al
Cubismo esso decompone i contorni in tratti rettilinei e gli interni in tasselli triangolari, che nella geometria euclidea sono rispettivamente determinati da coppie o terne di punti. Il Cubismo vuole fondere realtà fisica e spazio nella rappresentazione del movimento dell'osservatore attorno all'oggetto.L'artista, spostandosi nello spazio, percepisce diversi aspetti della realtà, che il dipinto deve sinteticamente far coesistere. La realtà è destrutturata e poi ricomposta sulla tela. Non esiste distinzione tra spazio circostante ed oggetto: il volume, scomposto in piani e ribaltamenti, non permette più di individuare i confini tra dimensioni interne ed esterne al soggetto. Si perde la profondità . Coesistono prospettive frontali, accidentali, speculari dell'oggetto.

L'opera unifica i vari piani prospettici, che via via vanno emergendo a livello percettivo. Essi sono rappresentati compresenti nel dipinto e non segmentati in intervalli di tempo. E' in tal modo rappresentato il tempo interiore , la durata come tempo soggettivo, che lega più intimamente l'osservatore alla realtà osservata e appunto interiorizzata.


ESEMPIO: La fabbrica de Horta de Hebro, 1909 PICASSO

A ricordarci che a volte però le cose cambiano non solo nella forma ma anche nella sostanza, è il dipinto numero 99 al termine della mostra: il Violino e chitarra di Ferdinand Léger (1924).
Nonostante il titolo, di violini e chitarra qui non c'è l'ombra. O meglio, rimane soltanto una letterale ombra, cioè un'astrazione: sulla tela non si vedono infatti altro che figure geometriche, ossia le forme astratte degli oggetti concreti.
Esso svolge
il ruolo essenziale di puntatore verso l'esterno, verso quella forma intellettuale e sofisticata dell'arte moderna che è l'astrattismo di gruppi quali il Bauhaus o il De Stijl, e di artisti quali Mondrian o Kandinskij.

Kandinskij con la sua teoria pittorica fa esplicito riferimento ad elementi geometrici.

Una semplice linea retta orizzontale produce una sensazione di freddezza e di piattezza,collegabile ad un'immagine immobile.
Una l
inea verticale produce una sensazione di calore, ed è associata all'altezza.
La
linea obliqua è instabile mentre quella curva determina un effetto tranquillizzante, quella spezzata nervosismo.
Dal valore espressivo delle linee deriva quello delle forme primarie o elementari:
Il
quadrato concepito come la forma più stabile, il triangolo forma di maggior dinamismo, il cerchio la figura più priva di tensione.

Come ultima considerazione vorrei far accenno alla teoria platonica delle idee, sfrondata della metafisica di cui si è ammantata nei secoli, si riduce alla constatazione che la vera essenza di questo imperfetto mondo è la perfetta geometria. L'arte moderna, con la sua ricerca della forma pura ed essenziale, non poteva che approdare alla stessa conclusione e diventare matematica. Scopriamo dunque che le attività del matematico e dell'artista non sono poi così diverse, perché comuni sono gli oggetti delle loro ricerche, e le forme delle loro rappresentazioni: la prossima volta si potrà allora chiedere a un artista di commentare delle formule.

RIFERIMENTO:

http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/000329.htm

PER APPROFONDIRE IL DISCORSO VISITATE IL SITO:

http://www.scribd.com/doc/35458/matematica-arte-di-mancino


1 commento:

PAOLA ha detto...

Ciao Serena!
CArino il tuo blog!
Scusami se approfitto di questo piccolo spazio per salutarti e presentarmi: mi chiamo Paola, sono una pittrice che vive in Valmalenco e sto cercando di farmi conoscere, perlomeno dai miei stessi concittadini....
Realizzo quadri un po’ particolari, su serpentino e su legno, ti invito a visitare il mio blog, se hai un attimo di tempo, così mi puoi dire cosa ne pensi:

http://paoladecorarte.blogspot.com

ciao
Paola